La targa dell’auto camuffata e il cappello: «Così agiva il sabotatore dei bus» – Video
I carabinieri di Modena hanno illustrato i dettagli delle indagini che hanno portato all’arresto del 60enne di Reggio Emilia, ripreso dalle telecamere mentre danneggiava i 51 autobus la notte prima dell’avvio dell'anno scolastico: è stato sempre lui a lanciare pochi giorni dopo una molotov nel deposito Seta
MODENA. Aveva camuffato in maniera a dir poco artigianale la targa, cambiandone l’ultima lettera. Questo, e un cappello tutt’altro che poco appariscente, gli avrebbero garantito – forse questa era la sua convinzione – l’anonimato, permettendogli di sfuggire alle forze dell’ordine. Peccato che quel cappello che indossava mentre sabotava i 51 autobus Seta lo abbia perso proprio nel deposito, e che abbia scelto di trasformare nella targa una “L” in “U”: una lettera, quest’ultima, che non è possibile inserire nelle targhe. Ecco come agiva quello che è stato definito il “sabotatore degli autobus”, ed ecco come i carabinieri del reparto operativo – Nucleo investigativo del comando provinciale di Modena e della locale compagnia lo hanno individuato.
Chi è l’arrestato
L’uomo, un 60enne reggiano, è un ex autista Seta licenziato lo scorso anno dopo essere stato condannato per stalking ai danni di una collega con la quale aveva avuto una relazione poi terminata: è finito ai domiciliari con braccialetto elettronico, le accuse nei suoi confronti sono di tentato incendio aggravato e danneggiamento aggravato. Due gli episodi contestati: il primo risale al 16 settembre, primo giorno di scuola, quando il 60enne ha danneggiato 51 mezzi rompendo le chiavi di accensione inserite nei cilindretti di avviamento e bloccando i cilindretti con il silicone. Il 22 settembre ha lanciato una molotov nel deposito: il pronto intervento dei vigili del fuoco ha permesso di evitare che le fiamme avvolgessero tutto il mezzo.
Le indagini dei carabinieri/1: le telecamere
«La prima idea investigativa – così spiega il colonnello Giovanni Mura, comandante del Nucleo operativo – è che i fatti potessero avere attinenza con attriti con la società». A incastrare l’ex autista le telecamere della zona. Proprio le telecamere lo hanno ripreso in azione: «Si vede che si muove con disinvoltura e snellezza sulla scena del reato – aggiunge il colonnello Mura – I fatti avrebbero potuto portare a conseguenze più gravi». Sì, perché il 16 settembre è stato grazie ai dirigenti Seta che si è riusciti a garantire il servizio nonostante il danno, mentre per l’episodio del 22 settembre «l’ipotesi è che dovesse estendere l’incendio anche ad altri mezzi per causare un danno irreparabile alla società».
Le indagini dei carabinieri/2: il sopralluogo
La sezione Radiomobile e quella di Modena principale hanno effettuato un sopralluogo per cristallizzare tutti gli elementi: «Abbiamo perlustrato tutto il perimetro – così il capitano Marco Zavattaro, comandante della Compagnia di Modena – Sono stati trovati una tronchese che era stata utilizzata per aprirsi un varco e un cappello compatibile con quello che indossava l’uomo nelle telecamere. In una zona boschiva c’erano chiavi e frammenti che il 60enne aveva spezzato nei cilindretti».
Le indagini dei carabinieri/3: la targa camuffata
Il maggiore Filiberto Rosano, comandante del Nucleo investigativo, fornisce ulteriori dettagli: «Per la risoluzione dei due eventi è stato fondamentale l’intervento della pattuglia che ha acquisito le telecamere. Questo ci ha consentito di accertare che l’autore del gesto era un uomo completamente travisato. Abbiamo individuato l’utilitaria, di cui aveva camuffato l’ultima lettera, questo ci ha permesso di allargare l’acquisizione delle telecamere su Modena e la vicina provincia di Reggio. Siamo riusciti a intercettare tutti i transiti del mezzo, arrivando così a individuarlo».
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