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L’analisi

Fuga dall’ora di religione, a Modena uno studente su tre non la frequenta

di Stefano Luppi

	Uno studente su tre a Modena non segue l'ora di religione
Uno studente su tre a Modena non segue l'ora di religione

Dal 1984 non è più obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado: su 91mila studenti tra capoluogo e provincia sono 28mila quelli che non la seguono, con picchi del 72% e del 76% negli istituti superiori Vallauri di Carpi e Levi di Vignola. La situazione nelle regioni di tutta Italia

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MODENA. La provincia di Modena, dopo quella di Bologna, è il secondo territorio che in regione presenta il maggior numero di studenti che hanno scelto di non avvalersi dell’insegnamento della religione, non frequentanti la cosiddetta “ora di religione cattolica” che dal 1984 non è più obbligatoria nelle scuole italiane di ogni ordine e grado.

I dati

Degli oltre 91mila alunni modenesi, infatti, 28mila e più non seguono tali insegnamenti in genere coordinati da docenti-parroci, per una percentuale di uno su tre (31,39%). Se si escludono la scuola d’infanzia San Carlo Borromeo di Sassuolo e la primaria Pascoli di San Martino Spino (Mirandola) che presentano esenzioni del 95% – ma il dato risulta molto anomalo – sono tre le scuole modenesi con le maggiori esenzioni: record per quella d’infanzia Le Coccinelle di Zocca con il 78.57% (28 alunni, 22 esenti) seguita dagli istituti professionali Vallauri di Carpi e Primo Levi di Vignola rispettivamente con il 72.65% e il 76.17% di alunni che non seguono l’ora di religione. Per contro pochissimi non la seguono alla secondaria Pedrazzoli di Fiumalbo (il 2.94% di alunni esenti) e addirittura sono zero, ma su appena nove alunni, alla Gimorri di Sant’Anna Pelago-Pievepelago. In genere gli esentati dagli insegnamenti religiosi risultano poco numerosi in montagna e parte della collina modenese: percentuali sotto il 10% soprattutto a Pievepelago, Montefiorino, Levizzano di Castelvetro, Spezzano di Fiorano, Fiumalbo, Maranello, Baggiovara, Monchio di Palagano, Verica e Renno di Pavullo, Riolunato, Serramazzoni.

Le scuole

Le percentuali delle esenzioni nelle scuole superiori della provincia. Modena: Tassoni 36%, Sigonio 36%, Cattaneo Deledda 25%, Fermi 36 %, Corni tecnico 51%, liceo Corni 45%, Selmi 39%, Corni professionale 70%, Guarini tecnico 50%, Venturi 45%, liceo Venturi 49%, Barozzi 69%, Muratori-S. Carlo 29%, liceo Selmi 30%, Wiligelmo 23%. Così a Carpi: Meucci 55%, Vallauri 72%, Da Vinci 50%, Fanti 37%. Sassuolo: Baggi 26%, Formiggini 17%, Volta tecnico 21%, Volta professionale 36%, Morante 39%. In provincia: Spallanzani professionale 31%, Spallanzani tecnico 24%, Calvi 22%, Morandi 18%, Ferrari professionale 35%, Ferrari tecnico 31%, Galilei professionale 45%, Galilei tecnico 35%, Pico 16%, Luosi 35%, Sorbelli 12%, Cavazzi professionale 31%, Cavazzi tecnico 21%, Marconi professionale 40%, Marconi tecnico 19%, liceo Barbieri 26%, Barbieri tecnico 26%, Paradisi 52%, Allegretti 32%, Levi professionale 76%, Levi liceo 50%, Levi tecnico (51%), Spallanzani (Vignola) 29%, Spallanzani (Zocca) 49%.

L’analisi

Tutti questi dati sono parte di una ampia ricerca periodica diffusa dalla associazione Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) che si occupa di promozione sociale e difende la laicità dello Stato anche con queste ricerche basate su numeri frutto di una elaborazione su dati del Ministero dell’Istruzione e del Merito. È, quella relativa alla frequentazione o meno dell’ora di religione, una “battaglia” forse un po’ sotterranea, ma che tocca corde importanti in campo scolastico, religioso e ateo. L’ora di religione, va ricordato, è regolata in Italia dal “Concordato”, uno degli accordi che compone i “Patti Lateranensi”, stipulati tra il Regno d'Italia e la Santa Sede l'11 febbraio 1929 che ancora regolano i rapporti tra i due stati. L’Uaar, con sede centrale a Roma e ampiamente diffusa a livello locale Modena compresa, si batte appunto per l’eliminazione dell’ora scolastica spiegando che essa «a scuola serve esclusivamente alla Chiesa per insegnare la propria religione, cosa che potrebbe e dovrebbe fare nelle proprie parrocchie».

In regione

I numeri diffusi sono tantissimi e si rimanda al sito uaar.it/non-frequenza-irc-nelle-scuole-italiane per analizzare gli ultimi dati e quelli degli anni scolastici precedenti. Per quanto riguarda le province, dette di Modena, Bologna e Ferrara – percentuali di esenzione rispettivamente del 31,39%, del 38,15% e del 16,73% – ricordiamo che a Reggio su un totale di oltre 61mila studenti gli esenti sono il 29,41% mentre al primo posto in Italia c’è la provincia di Firenze con il 39,79%. Restando alle regioni va ricordato che l’Emilia Romagna è al secondo posto con il 29,33% di esentati, seguono Valle d’Aosta (32,53%) e Toscana (29,01%). Pochissime invece le esenzioni nel sud italia: in provincia di Taranto è il 3.11%, Benevento 3.41%, Barletta-Andria-Trani 2.13% mentre in Italia i tre comuni con più alunni esenti risultano Firenze con il 51,51%, Bologna con il 47.29% e Aosta con il 43,58% (Modena viaggia sopra il 30% di persone che preferiscono non frequentare l’ora settimanale).

Il commento

«Diffondiamo per l’ennesima volta informazioni – spiega Roberto Grendene, segretario nazionale Uaar – che incredibilmente mancano dal Portale unico dei dati della Scuola. Il ministro Valditara sembra un po’ troppo impegnato a privilegiare l’insegnamento religioso, con concorsi farsa per assumere in ruolo docenti scelti dal vescovo e con la recente trovata di far studiare in chiave identitaria la Bibbia ai bambini di sei anni. Dovrebbe invece tutelare i diritti delle sempre più numerose famiglie che chiedono una scuola laica e iniziare a pensare a un sistema nazionale d’istruzione privo del fardello dell’ora di religione cattolica». A Modena la coordinatrice dell’associazione è Enrica Berselli: «Abbiamo fatto a Modena varie campagna informative, come ad esempio il progetto “Ora alternativa” rivolto ai genitori che comprendono che nelle scuole ci sono le alternative, come lo studio della robotica. Abbiamo anche uno sportello dedicato per ricordare che chi non frequenta non sta più in una stanzina, ma fa attività molto utili e interessanti tanto che il numero di chi sceglie l’alternativa cresce negli anni. Ricordo l’anomalia: gli insegnanti li sceglie la Curia, ma li paga il pubblico: in Italia la spesa è di circa 1,25 miliardi di euro».

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