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La sentenza

Lo "sceriffo" Domenico Lanza patteggia 18 mesi per le armi detenute in casa e torna ad essere un uomo libero

di Daniele Montanari

	L'avvocato Gianelli e lo "sceriffo" Lanza
L'avvocato Gianelli e lo "sceriffo" Lanza

L’avvocato Fausto Gianelli: «Gli è stata data la pena più bassa possibile, le armi erano solo ereditate e non le aveva mai usate». L'uomo resta indagato per la scomparsa di Daniela Ruggi

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MODENA. Da questa mattina Domenico Lanza è un uomo libero. Il 67enne di Polinago ha patteggiato davanti al giudice Barbara Malvasi un anno e sei mesi per detenzione di armi, e la pena è stata sospesa. Con la sentenza dunque è venuto meno anche l’obbligo di firma a cui era tenuto dopo la sua scarcerazione il 5 marzo scorso.
La vicenda delle armi
Questo l’epilogo per lo “sceriffo”, in merito alla vicenda delle armi che erano state trovate dai carabinieri nella sua casa di San Martino di Polinago il 5 dicembre. Armi che dai controlli effettuati sono state ridimensionate nella loro pericolosità. Il fucile d’epoca è risultato non funzionante. Le due pistole lanciarazzi non erano state alterate, ma solo non denunciate. La polvere da sparo e le munizioni erano state tenute in un ambiente umido, che ne aveva compromesso l’efficienza. La pistola è l’unica vera arma, ma è risultata non aver sparato da molti anni, forse decenni. Tutte le armi sono risultate poi ricevute in eredità dal padre: Lanza semplicemente non le aveva mai regolarizzate.

Il commento dell’avvocato

Alla luce di questi elementi, il giudice ha emesso la sentenza più bassa possibile: «A fronte dei quattro capi d’imputazione contestati, il mio assistito rischiava dai 4 ai 7 anni e mezzo di carcere – spiega l’avvocato Fausto Gianelli – abbiamo fatto leva su tutti gli elementi che evidenziavano il non utilizzo da molti anni di queste armi, accordandoci con il pm (Monica Bombana, ndr) per la pena più bassa possibile, alla luce anche dei tre mesi di carcere che Lanza ha già scontato. Siamo molto soddisfatti. È vero che resta indagato per la scomparsa di Daniela, ma confidiamo che venga ultimata al più presto la perizia dei Ris per chiedere il dissequestro della casa. Intanto, ringraziamo quel sant’uomo del parroco di Polinago, don Paolo, che in questi giorni ha accolto Lanza nelle strutture della parrocchia e gli ha anche dato la sua macchina per permettergli di andare a firmare in caserma a Lama Mocogno».

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