“Spring break” a scuola? La proposta di vacanze a febbraio con più lezioni a giugno e settembre non piace ai sindacati
Cisl, Uil e Cgil bocciano la proposta dell’assessore regionale Conti per ampliare le vacanze primaverili e diminuire quelle estive
MODENA. Dal mondo sindacale sorgono perplessità sulla proposta di rivoluzionare il calendario scolastico avanzata dall’assessore regionale all’Istruzione Isabella Conti, che venerdì scorso ha illustrato l’ipotesi durante un’intervista alla Festa dell’Unità di Soliera. Si tratta del “modello francese” che prevede uno “spring break”, ovvero una sosta primaverile, mentre a giugno si andrebbe a scuola più a lungo e con un rientro anticipato in classe a settembre.
«Spot che serve a poco»
Un’iniziativa che ha già innescato le proteste degli albergatori romagnoli, preoccupati per la riduzione delle ferie a giugno, e ora anche il disappunto di Cisl: «La proposta è uno spot che serve a poco - sostiene Carmelo Randazzo, segretario scuola Modena - vuole adottare il modello francese senza considerare che noi abbiamo le scuole italiane. Partiamo dal personale docente: il 30% è precario con contratti in scadenza al 30 giugno, a cui bisogna togliere una ventina di giorni di ferie maturate, e che quindi hanno diritto a interrompere l’attività didattica il 10 del mese. Come si fa a prolungare l’anno scolastico senza insegnanti? Per non parlare delle strutture: in estate in classe si muore dal caldo, e in tanti istituti non c’è un’area esterna sufficientemente grande per fare lezione in cortile. Non si tiene conto che la scuola non chiude quando finisce l’attività didattica: dai primi di settembre, ad esempio, inizia il lavoro del personale per organizzare le classi, arrivano i professori nuovi, ci sono le attività di orientamento. Quando si fanno queste proposte, sarebbe meglio sedersi a un tavolo e parlare: la scuola la vive tutti i giorni, e non è un parcheggio». Un tavolo che la Regione ha intenzione di istituire, come annunciato venerdì dall’assessora Conti, mettendo insieme tutti i soggetti coinvolti, dai sindacati alle associazioni dei genitori, ma anche gli albergatori della Romagna.
«Modifiche improvvisate»
Anche Dario Catapano, Segretario Uil Scuola Rua di Modena, non nasconde perplessità: «Quella di prolungare l’anno scolastico a giugno, con una sospensione a febbraio, è una proposta fatta senza il coinvolgimento di chi lavora nella scuola. Il calendario scolastico è un equilibrio delicato che rispetta i tempi dell’apprendimento, il benessere degli alunni e del personale e la pianificazione delle attività educative. La scuola ha bisogno di stabilità, investimenti, valorizzazione del lavoro educativo e non di slogan a effetto o modifiche improvvisate. Da genitore e insegnante prima ancora che da sindacalista, osservo come già alla fine di maggio molti studenti manifestino un evidente calo dell’attenzione, aggravato dal caldo e da edifici scolastici spesso inadatti. Non tutti i docenti - aggiunge Catapano - potrebbero essere pronti o disponibili a rivedere la propria didattica per adattarsi a un contesto estivo o all’aperto. La proposta rischia di spezzare la continuità didattica e creare disagi maggiori alle famiglie rispetto al calendario attuale. La scuola non può essere gestita con logiche turistiche o emergenziali. Serve un confronto serio con chi la vive ogni giorno».
«Operazione complicata»
Eleonora Verde, segretaria Slc Cgil, sottolinea che «non c’è un pregiudizio di sorta, però è una rivo«luzione molto complessa. Attorno alla scuola gravitano tante dinamiche che necessiterebbero di una riorganizzazione, come il sistema dei trasporti, della mensa, le esigenze della famiglie e del personale scolastico. Siamo sicuri, poi, che la didattica ne trarrebbe benefici? Il secondo quadrimestre inizia i primi di febbraio, e poco dopo si propone una pausa. È dispersivo o è utile? Chiarito questo, passiamo al secondo grande tema: le strutture scolastiche. Abbiamo già sperimentato la didattica all’aperto, nei periodi post-Covid, e abbiamo riscontrato che non abbiamo spazi outdoor adeguati. E le condizioni interne delle strutture non è migliore: da maggio in poi si fatica a stare dentro le classi, manca l’aria condizionata, e nei piani superiori spesso non si può aprire le finestre per una questione di sicurezza. E poi ci sono le scadenze burocratiche per il reclutamento di personale: i docenti fissi vengono assegnati ad agosto, mentre quelli precari entro fine settembre. Se si anticipa l’apertura, bisogna spostare tutta la “macchina scuola”, un’operazione complicata».