Il ds Catellani: «Dal mister a Pedro Mendes: ecco come sarà il nuovo Modena. Palumbo? Ci piacerebbe tenerlo»
Il direttore sportivo ospite in Gazzetta: «Per l’allenatore niente fretta, ma abbiamo un’idea. Ripartiamo da Mendes, Defrel e Pergreffi»
MODENA. Tra passato, presente e futuro. Senza cercare alibi o vendere fumo. Andrea Catellani, direttore sportivo del Modena, ha parlato di tutto nella sua visita ieri in Gazzetta.
Catellani, partiamo dal bilancio della stagione appena conclusa.
«È stata una stagione che nel suo complesso non ci lascia soddisfatti. L’inizio difficoltoso ci ha costretto a sostituire la guida tecnica. Da lì è partito percorso positivo, abbiamo sovvertito gli equilibri di classifica. Poi dal derby di ritorno in avanti abbiamo vissuto una terza fase, spartiacque negativo che ha inciso in maniera determinante sul resto, impedendoci di concretizzare un percorso a tratti entusiasmante».
A suo avviso questo era un Modena da playoff?
«Sì, credo che questo gruppo avesse i valori per raggiungere i playoff, e lo ha anche dimostrato. Se guardiamo gli scontri con squadre di alta classifica spesso siamo stati all’altezza, ovvio che ora dobbiamo fare un’analisi per capire perchè non abbiamo trovato continuità».
Nei momenti chiave questa squadra non è mai riuscita a fare salto qualità. Si è dato una spiegazione?
«Per un insieme di fattori, a partire dall’aver costruito la squadra in estate per un allenatore, per poi cambiare visione e idea di gioco in corsa. Tutto ciò non ci ha permesso di avere una rosa equilibrata. Poi quando ti trovi sempre a dover rincorrere, il margine d’errore e la pressione salgono. Ad un certo punto sono mancate energia e identità di gruppo».
Si è pentito della conferma di Bisoli?
«Eravamo convinti che fosse l’allenatore che poteva dare forte identità e continuità di rendimento, esteticamente meno belli ma concreti e compatti. Poi però ci sono stati tanti problemi di infortuni, non abbiamo mai visto la squadra al completo. Il che ha condizionato la prima parte di stagione e di conseguenza il resto».
Mandelli ha centrato l’obiettivo richiesto.
«È arrivato che eravamo penultimi e con difficoltà importanti. L’abbiamo scelto dopo averci pensato bene, puntando su una persona che conoscesse l’ambiente, in grado di portare serenità e equilibrio. Numeri alla mano Mandelli si è rivelata una scelta felice. Resta il rammarico perché, dopo quelle tre vittorie in quattro partite, tutti sognavamo un finale diverso».
Il derby è stato deleterio. Come si spiega quel flop?
«Quella partita è stata percepita come chiave per l’intera stagione, c’erano 15mila persone allo stadio e si respirava grande entusiasmo. In quei giorni noi come società avevamo fatto intendere con chiarezza alla squadra che i playoff erano un obiettivo. Evidentemente la squadra ha sentito e sofferto tutto questo contesto, a livello emotivo ha toppato la partita. La delusione è stata talmente forte da pregiudicare anche il resto del percorso».
Togliamoci il dente: Palumbo resta o se ne andrà?
«Non esiste un caso, i rapporti col giocatore sono ottimi e ci tengo a sottolineare la grande professionalità di Palumbo, che nell’ultimo mese ha giocato in condizioni fisiche precarie. È reduce dalla sua miglior stagione come numeri e rendimento, ed è ovvio che stiano già arrivando degli interessamenti, anche da club di Serie A. Cercheremo di capire quale sarà la soluzione migliore per tutti, certo ci piacerebbe ripartire da lui».
A che punto siete con la scelta del nuovo allenatore?
«Siamo in un momento di analisi. Abbiamo un tecnico e uno staff che hanno fatto un percorso positivo. Le idee sono chiare, ma vogliamo prenderci del tempo perchè la scelta dell’allenatore è fondamentale per programmare bene».
Tesser, Bianco, Bisoli, Mandelli. Allenatori con un’idea di calcio differente, che profilo avrà il nuovo mister?
«Non stiamo andando alla ricerca di un modello di allenatore a livello assoluto, stiamo cercando quello che può essere il tecnico ideale per il nostro progetto e per i giocatori che abbiamo rosa».
Tempistiche della scelta?
«La fretta è cattiva consigliera. Stiamo guardando con attenzione i playoff, vi sono impegnati allenatori che negli ultimi anni hanno fatto molto bene. Chiaramente il caos che sta vivendo la Serie B non agevola scelte, sono coinvolti diversi club che non sanno quello che accadrà loro in futuro. Adesso si parla di B a 22 squadre, il che cambierebbe anche la costruzione della squadra: un mese in più di campionato significa dover allestire rose più ampie».
Dopo la promozione in B Rivetti aveva parlato di progetto triennale prima di provare a spiccare il volo...
«Al quarto anno non m’immagino un Modena che possa competere per la salvezza. Siamo ambiziosi, arriviamo alla fine di un periodo che è servito alla società per colmare un ritardo di “competitività”».
Cioè?
«Fare calcio in strutture di vent’anni fa non è semplice, la famiglia Rivetti sta investendo tanto per mettere in condizione staff e squadra di crescere e allenarsi al meglio. Penso che col decollo del progetto del centro sportivo il club sia pronto per avere un futuro roseo e di primo livello. Serviva tempo, alle parole sono stati fatti seguire i fatti. Anche dal punto di vista sportivo c’è stata continuità: prima si è vinta la C e nei successivi tre anni il Modena non ha mai rischiato la retrocessione».
Che mercato sarà?
«Il primo snodo è la scelta dell’allenatore, da lì si deciderà l’idea di gioco e di conseguenza il tipo di mercato. La volontà è rinforzare la squadra per costruire un Modena più forte, facendo tesoro degli errori commessi».
L’estate scorsa si è giocato molte scommesse che non hanno pagato.
«Ho cercato di portare nella squadra componenti che potessero creare leadership e personalità. Purtroppo alcuni non hanno potuto dare questo contributo, col senno di poi è proprio quello che ci è mancato nei momenti decisivi. Però il mercato ha regalato anche belle sorprese come i giovani Dellavalle, Idrissi e Beyuku, altri che sono cresciuti come Caso e Di Pardo. Ovvio che a differenza dell’anno scorso abbiamo uno zoccolo duro sul quale intendiamo costruire il futuro con innesti mirati».
E’ vero che Beyuku è entrato nel mirino delle big?
«Sì è vero, si sono già mossi diversi club blasonati. È un nostro patrimonio e su di lui si faranno diverse valutazioni con la società. È giovanissimo (classe 2005, ndr) e ha grandissimi margini di crescita. In più gioca in un ruolo e ha caratteristiche che fanno parecchio gola. Non a caso, come dicevo, su di lui si sono mosse società di Serie A italiana e stranieri (con ogni probabilità francesi, ndr)».
Dellavalle può restare in gialloblù?
«Il valore del giocatore è sotto gli occhi di tutti, nostri e quelli del Torino che ne detiene la proprietà del cartellino. Con il ragazzo c’è un grande feeling e la nostra intenzione sarebbe quella di averlo a disposizione anche nel prossimo campionato. Anche qui serviranno valutazioni, ma possiamo certamente contare su di un ottimo rapporto con il Torino. Loro ci hanno riconosciuto il buon lavoro fatto proprio in questa stagione con Dellavalle, noi crediamo che Alessandro possa ulteriormente crescere qui in Serie B».
Dello zoccolo duro fa parte anche Pergreffi, nonostante sia in scadenza?
«Puntiamo su di lui, è un giocatore chiave per il nostro futuro e sono certo che farà ancora parte del Modena. Per noi è come De Silvestri al Bologna, un giocatore che può trasmettere molto ai compagni anche da punto di vista del senso d’appartenenza».
Cosa si aspetta da Mendes?
«Pedro è stato acquistato ad hoc per il calcio di Bisoli, era partito bene e fino all’infortunio contro la Juve Stabia aveva avuto un ottimo impatto. Senza quello stop Mendes avrebbe fatto un grande campionato. Non ha mai avuto una condizione fisica soddisfacente, né era inserito in un contesto tattico adatto alle sue caratteristiche. Ha bisogno di fare un ritiro importante come Defrel».
A proposito di Defrel: lo rivedremo in ritiro a Fanano?
«Sì, punteremo su di lui anche nella prossima stagione. Sappiamo bene che un Defrel in salute in B fa la differenza. Quest’anno non ha mai avuto continuità, ma ha voluto fortemente venire a Modena ed è un elemento positivo per il gruppo. Così come per Mendes sono convinto che partendo da zero quest’estate, con un ritiro fatto per bene, possa essere un giocatore diverso da quello intravisto questa stagione. Ha solo bisogno di avere continuità fisico-atletica».
Andiamo sul personale: il bilancio della prima stagione da direttore sportivo?
«Un ruolo che ha richiesto responsabilità e impegno diversi. Ho imparato dai miei errori, ma quest’anno programmare sarà più agevole, ho avuto un anno per prepararmi. Ricoprire questo ruolo è una grande opportunità, sono affascinato dalle nuove sfide».
Che Modena devono aspettarsi i tifosi?
«Un Modena più forte e ambizioso. In questa città i tifosi sono molto appassionati e presenti, la pressione quotidiana per noi deve trasformarsi in linfa ed energia. Quando non raggiungi gli obiettivi è normale che ci sia delusione, lavorare in una piazza del genere è qualcosa di fantastico pur sapendo che la responsabilità è doppia. Nella nostra mente c’è sempre la speranza di costruire qualcosa che faccia diventare normalità avere 15 mila tifosi allo stadio. Stiamo lavorando per questo».l